Insegnamento. Metodi e principi


Insegnare è apprendere: un percorso verso la naturalezza del vivere e del sapere

Tra i miei primi ricordi di insegnante c’è un bambino, Giacomo. Frequentava la prima media in una scuola di paese ed era dotato di spiccata intelligenza. Un’intelligenza malinconica, dubitativa, incorniciata nei suoi occhi un po’ cerchiati, tristi.

Brunella Marcelli insegnamento: un disegno di un alunno
(fonte dell’immagine)

Di fronte a quel bambino, ebbi forti dubbi. Cosa posso insegnare senza rovinare queste intelligenze perfette, mantenendo intatte fantasia, spontaneità e apertura verso la vita? Questa fu la domanda che mi mise in crisi, ponendo fortemente in dubbio le mie capacità di insegnante senza esperienza. In realtà, la risposta è sempre nel “come”, nella “modalità” dell’azione.

La verità era che sapevo molte cose, attinte da letture e studi, ma nessun affinamento nel saper trasmettere. Vivevo le ore in classe con grande fatica. Ho dovuto imparare sul campo e sono stati i ragazzi a insegnarmi a insegnare rilassandomi nel prestare ascolto, in un continuo processo di interazione, di scambio mai concluso. E che spero non si concluderà mai.

Nessun apprendimento diventa, infatti, strutturale se non coinvolge cervello e cuore. Se la nozione lambisce solo la sfera intellettuale è come un’onda che si ritrae. Magari può fungere da allenamento mnemonico (aspetto di certo importante), ma non permane. Ci vuole sempre coinvolgimento e partecipazione da ambedue le parti. Nessuno sforzo per ottenere il massimo risultato. Soltanto la piacevolezza del processo di apprendimento come momento formativo del proprio sé, dei propri talenti.

Brunella Marcelli insegnamento: una classe multietnica
(foto di Daniela Pandolfo)

Pertanto, fondamentale è l’intrattenimento. Può apparire termine vacuo che toglie valore alla sacralità dell’atto. Ma niente è più bello che il trasmettere e l’apprendere perché ti piace ciò che stai facendo, con naturalezza e leggerezza. L’insegnante deve essere, in primis, un intrattenitore che, pur seguendo la sua scaletta di contenuti, deve essere capace di improvvisare grazie agli input dei ragazzi, fonti di inesauribili stimoli.

Le lezioni così si arricchiscono, prendendo la strada che devono prendere, rispondendo a ciò che è impellente, necessario in quel momento, in un processo di entropia continuo. E’ ormai noto che le tensioni emotive, le paure interferiscono con i processi di apprendimento. Una persona spaventata è contratta, chiusa alla vita. Ragazzi con disturbi emotivi spesso evidenziano problemi anche nella sfera cognitiva. Così come un insegnante troppo concentrato su se stesso non è disponibile all’ascolto, al dialogo, allo scambio.

La classe è un team, un organismo vivo e interagente, dove la somma delle energie riducono lo sforzo perché ognuno con il proprio talento può fungere da traino. Non esistono ruoli e giudizi predefiniti, perché tutto è sempre in costante mutamento. Con la giusta motivazione, ogni ragazzo può riservare sorprese. C’è il centometrista, ma anche il maratoneta. A ognuno il suo tempo.

Ma importanti sono i valori di fondo: la solidarietà, l’accoglienza, lo spirito di corpo, l’accettazione e il perdono degli errori, degli inciampi. Nessuno è perfetto e ognuno lotta solo con i propri limiti, per conoscere e migliorare se stesso.

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