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Viaggiare con il trenino verde delle Alpi è come varcare un portale spazio-temporale ed entrare in una dimensione esotica. Siamo abituati a collegare l’idea di esotismo a territori caldi e tropicali, ma vi posso garantire che questa è stata la mia prima percezione e il mio primo pensiero.

La vista di paesaggi tanto spettacolari, unita alla comprensione immediata di una perfetta estetica  dei contesti uomo-natura, hanno prodotto su di me un effetto straniamento. Mi è sembrato di entrare in un luogo, dove ognuno è al posto giusto in una visione ideale e ordinata di comunità.

Il trenino verde, con la sua tratta Domodossola-Berna, regala tutto questo: una Svizzera vicina, a portata di mano, godibile attraverso un altro modo di viaggiare, lento, di degustazioni visive. E il mio sguardo si perde in visioni panoramiche di vallate di un verde acceso splendente dove fanno da guardiani ripidi monti.

I villaggi, le destinazioni,  lungo la tratta del treno, rappresentano degli inviti a fermarsi, a sostare per immergersi nell’intimità di luoghi tanto ameni.

La nostra prima tappa è Kandersteg. Attraversiamo, ancora con le valigie, le strade del villaggio. La giornata è splendida; l’aria, pulitissima, esalta la purezza dei colori e una fantastica vista sul massiccio della Blumlisalp. Chalet in legno, adornati di fiori variopinti, costeggiano la nostra passeggiata. E’ un paradiso per chi ama le escursioni a piedi, in ogni stagione dell’anno. Nella stagione invernale, è apprezzata dai fondisti e da tutti gli appassionati di sci alpino.

In cabinovia, apprezziamo la visione ampia del villaggio dall’alto. Le case che si rimpiccioliscono, mentre le montagne acquistano imponenza. Riusciamo a sentire la loro immensa energia. Sempre più in alto.

Quindi, usciti dalla cabinovia, percorriamo un breve tratto a piedi e la visione si apre su qualcosa che ci sorprende. E’ il lago alpino di Oeschinen. Il colore è indescrivibile, tra l’azzurro e il turchese, ma lo possiamo immaginare cangiante nelle sue sfumature a seconda delle stagioni o delle ore del giorno. Tutt’intorno sostano gli escursionisti, beatificati da tanta bellezza. Non a caso, il lago si trova all’ingresso dell’area iscritta nel Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

La giornata intensa e una buona cena, in splendida compagnia, mi invitano a un sonno ristoratore per accogliere il nuovo giorno che si prospetta assai interessante.

La mattina seguente ci rechiamo, in bus, a Frutigen per visitare la Tropenhaus, una serra tropicale con allevamento di storioni. Un esperimento, anche imprenditoriale, riuscitissimo, diventato un’attrazione turistica. L’acqua scaturita, durante gli scavi per realizzazione di una galleria ferroviaria, era troppo calda per essere immessa nel fiume Kander.  La temperatura elevata avrebbe alterato il suo ecosistema.

Ecco, quindi, la trovata geniale!  Creare una serra tropicale con un inaspettato allevamento di storioni. Completa il quadro, il ristorante di eccellente livello, dove vengono cucinati i prodotti (frutta, caffè)  coltivati in loco.  E’ il caso di dire a centimetro zero!

Un progetto d’avanguardia, altamente sostenibile attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili. Questo e molto altro è la Tropenhaus di Frutigen che unisce al suo interno un allevamento ittico con produzione di caviale, un’esposizione interattiva con giardino tropicale e, infine, il favoloso ristorante Tropengarten dove l’esperienza si completa e si esalta, trovando il suo apice sensoriale nella degustazione di vere e proprie creazioni culinarie.

 Concludo, affermando che trovarmi in una serra tropicale, inserita in una vallata alpina, ha riacceso quel senso di straniamento che mi aveva colto all’inizio del viaggio. Ma questa volta, a ragione, vi posso assicurare che l’esperienza della Tropenhaus, nella sua dimensione perfetta di mondo parallelo, vicino e lontano, è qualcosa di sorprendentemente esotico!

www.myswitzerland.com

www.treninoverdedellealpi.com

www.terredeuropa.net

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